I castelli di sabbia

I castelli di sabbia

sono come l’effetto Morgana

a prima vista di perfezione luccicano

ma con sé portano sempre quel retrogusto amaro

che il cadavere dal primo giorno

e sempre di più annunciano

anche se nella profondità degli abissi

l’hanno gettato

.

Riflessi di una Bellezza che non posseggono

sono solo esche profumate travestite da giardini fioriti

sale ben arredate e fiori alle finestre

spalancate su mari sconfinati

fanno breccia con torrenti di parole

con grande cura selezionate

mentre alle spalle il pugnale celano

e intanto il retrogusto avanza

.

Pur riuscendo benissimo a incantare

non è possibile però non domandarsi

cosa sia quel qualcosa che non torna

mentre per distrarti dalla Verità

che inevitabilmente avanza

il sogno antico rendono sempre più tangibile

-carne e sangue-

finalmente tra la conca vuota delle mani

.

Ma siccome come giustamente il detto annuncia

chi la coda bene cela

colleziona pentole ma mai coperchi

il compito spetta sempre solo a te

di comprendere se le mura e il tetto

sono fatti di mattoni solidi e cemento

o di pasta d’acqua di sale

sabbia e vento

.

I castelli di sabbia

non conoscono quasi mai

ciò di cui parlano

-e si vantano-

con così tanto zelo

ma basta guardarli dal lato giusto

per accorgersi che durano solo l’attimo

in cui li hai creduti veri

.

I castelli di sabbia

.

tiziana mignosa

maggio duemilaventitre

L’ultimo abbraccio

Ho avuto fiducia

come la spugna crede all’acqua quando ha sete

ma mentre le mie orecchie

e tutte le fragilità che hai saziato sorridevano felici

il mio sentire in direzione opposta mi muoveva

.

Volevo il sole

e di questo mi parlavi

-ti avevo donato le chiavi-

ma tra le tue parole e ciò che percepivo

c’era quella vastità salvifica che divide sempre i poli opposti

.

E intanto il Cielo mi osservava

mentre mi districavo incerta

tra ciò che volevo veramente

e l’incapacità di affermare quel sano NO

che così tanto faticava a venir fuori

.

Il ruolo che continuavi a interpretare

non abbracciava la limpidezza del ruscello

-come credevo-

eppure il timore di perdere quel nulla

continuava a soffiarmi quintali di oblio sugli occhi

.

Ma poi il tempo ha maturato i frutti e la bilancia

pendendo spudoratamente sull’unico piatto  veritiero

come se fosse acqua gelida di montagna

mi ha destato malamente

su una realtà dura come il marmo

.

E i petali di rosa allora

si sono fatti spine aguzze

e l’odore così tanto amato tanfo insopportabile

che prima mi ha smembrato

e poi dall’incantesimo mi ha sciolto

.

tiziana mignosa

giugno duemilaventitre

.

Note: questa poesia vuole essere un invito a cogliere i segni, prima che sia troppo tardi, perché ci sono sempre e ci portano a capire quando una persona mente. Dare ascolto alle nostre percezioni, più che alle parole che ci vengono dette, spesso significa evitare il peggio.

.

Riceve menzione di merito al concorso letterario Sotto il cielo di luglio, 8 luglio 2023

Era una strana pianta quella della rosa viola

Era una strana pianta

quella della rosa viola

proclamava come se fosse un gran roseto

ma alla fine ha partorito

solo tante spine

e qualche fiore

.

Boccioli acquerellati

trofei trovati nel libro dell’attore

raccolti come fa il cacciatore sulle architravi delle porte

quando osa chiamare sport

l’atto di uccidere per noncuranza

o per saziare il bisogno della pancia

.

Non è possibile incontrare il sole

nel cuore della notte

a volte certe cose non si trovano

per il semplice motivo

che ci ostiniamo a cercarle

dove non ci sono

.

Come quel tanto sospirato ‘noi’

così voluto e atteso

e per troppo tempo cercato

nella terra del nulla

tra i fumi vaghi delle parole che sentivo

e la realtà dei fatti che non vedevo

.

Erano aguzze quelle spine

e le ho sentite tutte

ma dopo il parto

abbracciando il verde delle foglie

ho trovato la guarigione

e con il viola dei petali ho spiccato il volo altrove

.

Era una strana pianta quella della rosa viola

.

tiziana mignosa

giugnoduemilaventitre

Lascia che sia

Non fermare il flusso

che vuole scorrere liberamente

anche se la paura avanza

mentre i punti di riferimento sfumano

e neanche a te stesso

scegli di raccontarlo

.

Perché anche se ti farai bastone

che lesto s’intrufola tra la frenesia dei raggi

che verso una meta che non comprendi avanzano

essi continueranno a inghiottire strada

perché ciò che deve

arriverà comunque

.

E a poco serve se il destino

agirà senza chiederti il permesso

o avrà già concesso con i suoi piani all’acqua

il desiderio di irrorare altra terra ancora

perché con le sole mani non puoi di certo

arrestare il torrente che liberamente avanza

.

A cosa servirebbe condizionare

col desiderio tuo un desiderio opposto

se non quello d’ottenere una falsa verità

un fiore di plastica che di certo non alberga

nel paniere delle specialità

che vuoi portare a casa

.

Se all’autenticità aneli

sii neutra come la saponetta che lava

senza per questo lasciare traccia

semplice spettatrice che il guinzaglio ai demoni fa indossare

quando dalla cantina sorgono e di muffa odorano

e intanto la lingua che non ricordi urlano

.

Raccogli i dati come farebbe il saggio

quando da solo il suo dolore in silenzio urla

fai come se fossero petali

anche se sono rovi

fanne semplice collana che indosserai

o nel cassetto dei ricordi abbandonerai

.

Lascia che sia

.

tiziana mignosa

dicembre duemilaventidue

La farfalla è volata altrove

Pagina dopo pagina

verso il cielo hai visto svettare

e subito dopo precipitare

giù dal piedistallo d’oro e cristallo

un amore impastato con nuvole e nulla

.

Hai osservato

e sentito abbastanza

-e non solo con le orecchie-

da scegliere di chiudere il libro

senza prima finirlo

.

Ingenue gocce di rugiada

hanno irrorato i prati col disincanto

e mentre il bruco

da bruco continuava a comportarsi

la farfalla è volata altrove

.

tiziana mignosa

settembre duemilaventidue

Cos’è la felicità sulla terra?

La felicità sulla terra

è solo un calice di cristallo

colmo di poche gocce

e tu hai sete

tanta sete

-ogni essere ha sete-

e si costruisce la sua ragione 

mentre senza neanche dirlo a se stesso

la cerca ovunque

anche tra i rifiuti come se fosse un ratto

.

Eppure hai le ali

ma hai dimenticato a usarle

nel tempo in cui hai perso il sorriso

scivolando giù dal sentiero verso il cielo

mentre a fatica scalavi i tuoi giorni

.

Cos’è la felicità sulla terra

se non lo specchio sbiadito

di un cielo azzurro annegato

in una pozzanghera di acqua putrida?

.

E persino i sassi che in essa cadono

tentano ancora di farti comprendere

mentre in cerchi concentri

la verità della loro reale natura esprimono

 che è solo un riflesso

e non il cielo che così tanto brami

.

Sognare il paradiso e vivere nell’inferno

-pare qui sia la norma-

o peggio stazionare sulla ruota impazzita del lunapark

quando ti forza a sperimentare

prima la magnificenza delle alture incontaminate

e poi il freddo degli abissi che ti lacerano

riducendoti in miliardi di pezzi

che non comunicano più

e vorresti scendere

-ma non ci riesci-

.

Cos’è la felicità sulla terra

se non l’illusione di un attimo

mentre la guardi estasiata

e la vedi che ti sfugge

come fa il tramonto

che prima t’incanta e poi ti abbandona

mentre la notte avanza

e ti inghiotte senza pietà alcuna

.

E continui a fissare quella pozzanghera

forziere senza sfarzo dell’azzurro

non è menzognera perché in effetti ti parla di sé

ma tu continui a voler credere che sia il cielo

-pur sapendo che ti stai raccontando un’altra favola-

solo per poter attingere ancora

a qualche goccia di vana gioia

.

Cos’è la felicità sulla terra?

.

tiziana mignosa

diciannove dicembre duemilaventidue

All’arrampicatore di specchi

Mentre l’arrampicatore di specchi

l’inutile scalata tenta

in questo tempo duro il mio cuore osservo

intriso di sogni diradati

e verità di marmo

che prima torchiano

ma poi elevano

.

La realtà dei fatti

-è Bella solo perché vera-

ma spesso pressa e spezza

col vigore del macigno più pesante

.

In quest’illusione perpetrata

lungo un tempo delirante

mi ritrovo a districarmi ancora

tra rovi e intrighi acuminati e voglia d’aria

.

Come l’acqua alla sete appare

e il cibo nel tempo della fame

l’ostinato mentitore

il suo menù migliore

-nonostante i fatti-

continua a propinare

ma ogni volta sempre più mi desto

davanti solo a un tozzo arido di pane

.

E sempre meno volgo il mio pensiero

verso le sue mosse astute

-è rimasto ben poco da capire-

non rincorro più neanche quel velato desiderio

che qualcosa possa ancora capitare

che le carte cambi in bene

.

La parte di me

che ancora alla spugna secca s’accomuna

non si nutre più di pozzanghere stagnanti

anche se  la luna riflettendo in esse

ancora un po’ confonde

.

L’ Amore che ho per me ha germogliato

e alle cesoie con fermezza m’accompagna

-la mia mano trema-

ma la cancrena finalmente taglio

che la vita ha tentato di sottrarmi

.

Il giardino che ora abito

per avere fioriture forti e profumate

non ha più bisogno di concime

.

All’arrampicatore di specchi

.

tiziana mignosa

dieci maggio duemilaventitre

Anima buia

969230_186537774835536_1503488165_n

Le sue parole

avevano l’odore del pane caldo

-ma non il sapore-

quando è mattina

e la giornata

è ancora tutta da fecondare

.

Palloncini colorati lanciavano

sulle voragini partorite

dal prolungato digiuno

intervallato unicamente

dal sapore aspro delle mele

quando sono abitate

.

Ed erano vere

vere com’è vero il sole

quando a mezzanotte brilla

e il languore grida di vederlo

sebbene persino l’aria che si respira

persiste nel rammentarmi che è notte

.

Il suo vocabolario sgorgava impetuoso

da una scatola di lustrini adorna

-ma pietre nere aveva al suo interno-

e da essa volteggiavano farfalle colorate

esche che delirando

tentavano di mettere radici nel mio forziere

.

Erano di carta e fumo rosa

-e mi avrebbero distrutta-

dopo averle viste nella loro vera essenza

si sono accasciate a terra senza Anima

prima di scomparire nel nulla

da dove venivano

.

Anima buia

.

tiziana mignosa

ottobreduemilaventidue