Due ore e trenta

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Quanto l’ho atteso

quel tempo e le mie mani

conche avide sul piacere

che d’entusiasmo infiocchettano lo stupore

.

E’ figlio degli anni della pioggia

il pensiero a disco rotto

che nel giro del compasso

mi restituisce il tolto

.

Passato e paradiso

fanno la pace col presente

come se nemmeno una

fosse la luna transitata in tondo

.

Ma è inganno agli occhi

e il cuore freme

stesso addobbo della carta

voglia di scartare il pacco

.

Due ore e trenta

sguardo dietro e languore avanti

l’estate è ritornata

allora è bene anche l’abbaglio

.

E’ pieno il gusto

ma ha lo spazio di un gelato

due ore e trenta

e poi è scivolata

.

tiziana mignosa

agosto duemiladieci